Category Archives: Medicina estetica

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La pigmentazione razziale.

Le pigmentazioni razziali sono pigmentazioni fisiologiche dovute ad un aumento della sintesi di melanina mentre il numero e la distribuzione dei melanociti rimane normale con deposizione della melanina nello strato basale e nel connettivo sottostante. Sebbene sia stato dimostrato che la quantità di melanina non sia strettamente correlato all’etnia di un essere umano, le pigmentazioni razziali si riscontrano con un’incidenza che raggiunge il 70% nelle popolazioni con iperpigmentazioni cutanee (Africa, Asia, bacino del Mediterraneo) e con una frequenza del 14% nella popolazione caucasica, senza predilezione di sesso. Generalmente già presenti nell’infanzia tendono ad aumentare con l’età. Le pigmentazioni razziali si presentano tipicamente in forma diffusa e bilaterale, ma non è raro osservare pigmentazioni localizzate ad aree ristrette del cavo orale . Le parti anatomiche più frequentemente coinvolte sono il versante vestibolare delle gengive, ma anche le labbra e le mucose geniene. Un aspetto peculiare di questo tipo di condizione è il fatto che Il margine libero gengivale non è generalmente coinvolto anche in caso di pigmentazioni diffuse. Le variazioni cromatiche possono avere varia intensità passando dal marrone chiaro al nero. Il trattamento delle pigmentazioni razziali non è indicato se non per motivi prettamente estetici. Eventualmente si volesse risolvere quest’inestetismo si potrà effettuare una dermoabrasione. Possibile è la tecnica con un mezzo rotante diamantato ma certamente meglio una tecnica laser assistita che garantisce un maggior controllo della profondità di abrasione e ci assicura la pressoché totale assenza di sequele post-operatorie. Indicato è il laser Er:AG (Erbio) per la nota affinità con l’acqua di cui sono ricche le gengive. I risultati sono eccellenti. Va precisato che non può escludersi in assoluto la possibilità di una ricomparsa della pigmentazione anche a distanza di svariati anni, data la ben nota predisposizione genetica alla base della maggior produzione di melanina che si riscontra in questi pazienti.

Dott. Savino Cefola


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Pelle compatta, tonica e splendente con la radiofrequenza.

La Radiofrequenza (R.F.) inizialmente ha trovato applicazione in ogni campo delle medicina dove era necessario incidere, coagulare o essiccare e quindi essenzialmente in chirurgia e dermatologia. Ma la Radiofrequenza (R.F.), oltre alla sua potenzialità invasive, possiede una potenzialità non invasiva ma biostimolante. Recentemente questa sua potenzialità biostimolante, opportunamente perfezionata, ha trovato  applicazione nel campo della Medicina Estetica per curare essenzialmente il rilassamento cutaneo. Negli ultimi anni, nel campo della Medicina Estetica soprattutto del volto, la Radiofrequenza (R.F.) ha determinato una vera rivoluzione per gli ottimi risultati che   possono essere ottenuti. Infatti permette di ridurre e contrastare brillantemente i danni cutanei riconducibili alla fotoesposizione, quali le rughe e la perdita del tono della cute. E’ la tecnica di ringiovanimento non ablativo di più recente impiego, utilizzabile  da sola o in abbinamento ai laser non ablativi ed ad altre metodiche atte a ringiovanire la pelle. E’ nato alcuni anni fa negli Stati Uniti ed  ormai  è  utilizzato anche in Italia ed in diversi paesi del mondo. Si effettua con un apparecchio per Radiofrequenza classificato in classe IV, perciò utilizzato solo da personale medico. Con la Radiofrequenza (R.F.) si effettuano innovative applicazioni per la cura di cellulite, adiposità localizzata e rilassamento cutaneo. La radiofrequenza (R.F.) non è per nulla invasiva in quanto non determina perdita di sostanza della cute; si ha semplicemente un passaggio di un’onda elettromagnetica nei tessuti che genera calore quando li attraversa. Il calore stimola le fibre collagene che si traduce in un effetto lifting del volto  e del collo con scomparsa di rughe anche profonde. Si ottiene una “contrazione” del collagene, con una neo deposizione dello stesso, permettendo un’azione antiaging ed un rimodellamento cutaneo. Tutto questo conduce ad una “ristrutturazione cutanea” con riduzione della cellulite, elimina le tossine accumulate e i depositi di grasso, con una   tonificazione dei tessuti. Si osserva inoltre un miglioramento del microcircolo ed una corretta ripartizione del tessuto fibroso con marcata diminuzione dei noduli antiestetici tipici della cellulite, dell’edema locale ed un effetto lipolitico. La radiofrequenza permette di “trattare” la pelle utilizzando il riscaldamento controllato profondo della stessa, ottenendo quindi un netto miglioramento dell’elasticità e della lassità cutanea . La Radiofrequenza (R.F.) è una tecnologia che permette di trasportare energia e calore al derma  profondo e al sottocute,  senza arrecare alcun insulto  termico. In sostanza si pone in alternativa al ” Lifting Chirurgico” essendo una sorta di “Lifting Medico” quindi non chirurgico né ablativo ed assolutamente non invasive, che determina un reale e naturale ringiovanimento di tutte quelle parti del corpo dove con il passare del tempo si è avuto un rilassamento dei tessuti. Le sedi più trattate sono: glutei, cosce, addome, braccia, viso e collo. Viene inoltre utilizzata come ausilio nei trattamenti prima e dopo interventi di liposuzione. Le sedute non prevedono particolari tipi di anestesia, alcune volte si potrà applicare una crema anestetica nelle zone con scarso sottocutaneo; le sedute sono abbastanza rapide e non vi sono controindicazioni particolari. Nella pelle subito dopo il trattamento si ha una contrazione  tridimensionale delle fibre collagene presenti nel derma ottenendo come risultato una pelle più tonica e distesa ed un aspetto più giovane. Il collagene è una proteina che costituisce la sostanza fondamentale del tessuto connettivo, è “il mattone” che forma la struttura della pelle. Le radiazioni solari, l’inquinamento e lo stress ossidativo danneggiano e denaturano il collagene ed il risultato è una pelle rugosa, atonica e poco elastica. Questa  profonda  ed uniforme azione di riscaldamento  agisce  più in profondità del derma arrivando anche al grasso sottocutaneo. L’efficacia del trattamento a lungo termine è invece sostenuta dalla stimolazione dei fibroblasti, cellule del derma che producono le fibre elastiche, collagene e l’acido jaluronico, con un effetto finale di rimodellamento. Grazie alla liberazione di calore si una contrazione del collagene profondo ed un suo ritensionamento ottenendo una sorta di tiraggio dei tessuti definito  appunto  come “effetto lifting”. Possono essere tratte tutte le zone del corpo che presentano un rilassamento cutaneo, e quindi:

·         il viso per correggere le rughe superficiali e profonde intorno agli occhi e della fronte

·         le borse delle palpebre

·         la lassità delle palpebre superiori

·         il solco naso-genieno (l’accentuarsi cioè della ruga tra naso e bocca)

·         la lassità della guancia

·         la zona sopra alla mandibola con effetto  di “rimodellamento” della forma delle labbra

·         la lassità del collo (doppio mento)

·         le braccia per correggere la lassità della zona inferiore (tricipite)

·         l’addome per correggere la lassità o le grinze e le smagliature dovute alla gravidanza, dimagramento, età

·         le mani per ridurre la lassità della pelle.

E’ inoltre possibile trattare l’Acne sia in fase attiva che nei suoi esiti cicatriziali.

Immediatamente dopo il trattamento può comparire un lieve arrossamento  che tende a scomparire spontaneamente nel giro di un’ora. Si può pertanto  riprendere da subito la propria vita sociale. Non sono necessarie medicazioni particolari nei giorni successivi. E’ bene non esporsi al sole per 24 ore, successivamente non ci sono controindicazioni all’esposizione solare. La maggior parte dei pazienti torna alla propria attività immediatamente dopo il trattamento e per questo in America viene chiamata “Lunch therapy” in quanto ci si sottopone molto spesso durante la pausa  pranzo.

dott. Savino Cefola


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Le faccette dentali.

Le faccette dentali sono sicuramente l’espressione più rappresentativa dell’Odontoiatria Estetica.
E’ convinzione comune che avere denti bianchi, splendenti e regolari sia un segno di benessere del corpo nel senso più ampio del termine. Avere un bel sorriso con bei denti influenza in modo decisivo la fiducia in se stessi. La consapevolezza di avere un bel sorriso porta a sorride più spesso e più volentieri e contribuisce a far star bene con se stessi.
Oggigiorno sono in crescente aumento i pazienti che richiedono riabilitazione protesiche che siano perfette non solo funzionalmente, ma sopratutto che siano valide da un punto di vista estetico.
Le faccette dentali sono indicate essenzialmente quando si vuole mascherare e quindi migliorare imperfezioni dentali dovute al colore, alla posizione o alla forma.
Le faccette dentali possono essere in composito o, ancor meglio, in ceramica e per poter essere applicate spesso è necessaria una preparazione del dente che consiste nell’asportare un piccolo spessore di smalto dentale, variabile secondo il caso. La preparazione del dente è una procedura abbastanza conservativa, che non comporta danno alla polpa e rimane entro i limiti dello smalto. Lo spessore molto sottile della ceramica (dai 0,4 ai 0,6 mm) conferisce alla faccetta quella semi-trasparenza così naturale che ha determinato il successo di questo restauro estetico. Con una idonea tecnica di adesione chimica tra la faccetta e lo smalto si ottiene un risultato eccezionale in termini di funzionalità ed estetica che riproduce il colore, la forma e la translucenza dei denti naturali. Lo speciale effetto “lente a contatto” determina una sorprendente naturalezza tanto che alcune volte si ha molta difficoltà nel distinguere i denti ricoperti con faccette di ceramica da quelli naturali.
Rispetto ad una normale corona, il vantaggio della faccetta dentale è che la preparazione per le faccette è una procedura molto più conservativa per i denti poiché viene sacrificata una quantità di sostanza dentale di gran lunga inferiore.
Le faccette sono durevoli nel tempo, sono resistenti alle forze masticatorie ed il colore rimane costante nel tempo. Il loro punto di forza è l’eccezionale estetica, di gran lunga superiore a quella di una corona realizzata su una cappetta di metallo o di zirconia.
Il margine di giunzione tra dente e faccetta è praticamente invisibile e quindi non è necessario posizionare il bordo della faccetta sotto la gengiva in quanto con le faccette non esiste il problema di irritazioni gengivali come quello dovuto alle corone e quindi non c’è alcuna retrazione gengivale.
Le faccette si utilizzano su denti fondamentalmente sani, ma con problemi estetici di vario tipo tra i quali:
• Colore: denti con macchie permanenti che non si possono migliorare con le tecniche di sbiancamento. Macchie grigio-azzurre dovute all’assunzione eccessiva di antibiotici tetracicline durante la vita fetale, nel periodo neonatale o nella prima infanzia. Va ricordato che, con l’età, i denti “ingialliscono” in quanto lo strato esterno dello smalto dei denti si assottiglia gradualmente, rivelando il colore naturale giallo della dentina
• Posizione: denti ruotati o disallineati, presenza di diastemi o anomale inclinazioni.
• Forma: ipoplasie, usure o abrasioni quale risultato di processi erosivi sia chimici (vomito da bulimia, abuso di bevande acide, quali limone o vari tipi di cola) che meccanici (bruxismo, scorretto spazzolamento).
• Difetti dello smalto come nell’amelogenesi imperfetta o in presenza di ampie ipoplasie di III e IV grado.
La lunga durata del restauro e il ridottissimo rischio di frattura è dovuto alla perfetta adesione delle faccette al dente. Ciò e dovuto all’eccellente legame tra ceramica della faccetta e smalto mordenzato che si ottiene con gli attuali cementi resinosi. Questi adesivi smalto-dentinali consentono di ottenere il più forte legame tra quelli ottenibili in odontoiatria. Una volta cementate al dente diventano un tutt’uno con esso e proteggono e rinforzano la struttura residua del dente. Per il posizionamento delle faccette sono necessarie poche sedute. Particolare attenzione è consigliabile per i pazienti con parafunzione (sfregamento e serramento dei denti) che non sono sicuramente i candidati ideali per un simile trattamento ed ai quali è consigliabile confezionare un bite notturno.
Dopo essere state incollate le faccette di ceramica non hanno bisogno di particolare manutenzione, a parte la regolare e corretta igiene orale quotidiana. Le faccette vanno gestite come se fossero dei denti normali. Vanno spazzolate quotidianamente dopo i pasti con un movimento gentile dello spazzolino verso il basso, movimento che non dovrà essere traumatico per la gengiva per evitare retrazioni gengivali. Anche in presenza delle faccette è possibile utilizzare tutti i normali dispositivi per l’igiene orale, filo interdentale incluso, prestando particolare attenzione al bordo gengivale. Ovviamente, per prevenire danni o fratture alle faccette, va evitato di addentare cibi od oggetti troppo duri (es. ghiaccio, etc).
I denti con faccette, come tutti gli altri denti, richiedono controlli regolari, che, associati ad una scrupolosa igiene orale, oltre a mantenere sani denti e gengive, permettono alle vostre faccette di durare il più a lungo possibile.
Va sottolineato comunque che il processo di preparazione delle faccette è irreversibile. Una volta ricoperto dalla lamina di porcellana, il dente avrà sempre bisogno nel tempo di un’analoga faccetta per avere un aspetto normale, perché la superficie viene leggermente fresata e preparata per ricevere la faccetta. E poiché è improbabile che essa – come del resto qualsiasi altro restauro odontoiatrico – duri per sempre, è bene entrare nell’ordine di idee che nel tempo, in media una decina d’anni o più, sarà forse necessario sostituire la vecchia faccetta con una nuova.
Infine una piccola curiosità: sebbene sia opinione comune pensare che l’applicazione di faccette sia una tecnica innovativa, in effetti esistevano dei prototipi già alcuni decenni fa; infatti furono introdotte dal dr. Charles Pincus nella Hollywood degli anni ’30 per migliorare l’aspetto degli attori nei primi piani cinematografici. Il dr. Pincus applicava questi sottili rivestimenti con una polvere adesiva per dentiere, per poi rimuoverli alla fine delle riprese.

Dott. Savino Cefola


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Il tè macchia i denti?

Il tè è certamente uno dei maggiori responsabili delle macchie esterne dei denti. Tali discromie si devono sopratutto al suo alto contenuto di tannini, composti polifenolici di colore marroncino. Tali sostanze hanno la capacità di legarsi tenacemente alle proteine, comprese quelle presenti nel cavo orale, ad esempio nello smalto dei denti, nella saliva e nella placca batterica.
Pertanto, tutti gli alimenti ricchi di tannini tendono a macchiare i denti. Ad esempio, si è più soggetti a discromie dentali se si consuma tè nero al posto di quello verde, poiché quest’ultimo è generalmente meno ricco di tannini. Tali sostanze sono tipiche del regno vegetale e abbondano anche nel vino rosso e in molte piante medicinali utilizzate per decotti o infusi contro la diarrea.
Il caffè contiene molti meno tannini rispetto al tè, ma tende comunque a macchiare i denti perché ricco di pigmenti scuri che vengono trattenuti dalla placca, dal tartaro e dalle porosità dello smalto dentale.

Tratto da Mypersonaltrainer


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Il decalogo per una pelle sana e bella.

Prendere il sole ma in modo intelligente, mangiare bene e in alcuni casi ricorrere agli ultimi ritrovati della medicina estetica. Sono questi alcuni dei segreti per assicurarsi una pelle sempre giovane, da sfoggiare con l’arrivo della bella stagione. Lo rivelano i dermatologi, riuniti a Napoli fino al 31 maggio, per il quarto Congresso nazionale unificato di dermatologia e venereologia, promosso dall’Associazione dermatologi ospedalieri italiani (Adoi) e dalla Società italiana di dermatologia, medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse (Sidemast). All’appuntamento campano, gli esperti hanno stilato un vero e proprio decalogo, ovvero dieci regole d’oro per assicurarsi una pelle sana, in piena salute. 1) L’idratazione è la salvezza della pelle. “Quando appare particolarmente secca e stanca – spiega uno dei presidente del congresso, Federico Ricciuti – è opportuno ricorrere a trattamenti locali a base di creme emollienti e idratanti. Oggi i dermatologi utilizzano due tecniche strumentali, non invasive, la Tewl e la Corneometria, per studiare la pelle. Inoltre, le nuove formulazioni cosmetiche sono sempre più vicine a quella che è la composizione naturale dei lipidi cutanei deputati alla nostra difesa”. 2) Mantenere sempre una pelle pulita: detergere in modo accurato la cute è fondamentale. E’ necessario utilizzare un detergente poco schiumogeno, per non alterare il film idrolipidico di superficie e non ridurre il suo effetto-barriera. E’ anche utile passare la sera, dopo la pulizia del viso e prima di andare a dormire, un cubetto di ghiaccio su viso e collo e per circa un minuto. Questa misura facilita la vasocostrizione, cioè il restringimento dei capillari, prodotta dal freddo e la successiva vasodilatazione reattiva, cioè il loro dilatarsi. Si tratta di azioni che faranno svolgere una fisiologica ‘ginnastica’ ai capillari e favoriranno l’ossigenazione e il metabolismo cellulare. 3) Fondamentale che la pelle sia levigata. Il risultato si ottiene praticando uno scrub uno o due volte a settimana sia sul viso che sul corpo. 4) Nutrirsi bene e fare scorta di antiossidanti: la prima cura di bellezza per la pelle viene dall’interno dell’organismo. Lo stress ossidativo è una delle principali cause di invecchiamento cellulare, come di numerose patologie croniche degenerative (arteriosclerosi, diabete, tumori cutanei e di altri organi). La dieta promossa dai dermatologi dell’Adoi e della Sidemast è quella mediterranea, a base di frutta, verdura, legumi e cereali integrali. E’ importante che il menu includa pesce e riduca il consumo di grassi animali a favore dell’olio di oliva, ricco di antiossidanti. 5) Controllare sempre i nei, soprattutto quelli marroncini e poco in rilievo. In questa buona abitudine, è importante affidarsi alla regola dell’Abcde, dove ‘A’ sta per asimmetria, ‘B’ per bordi, ‘C’ per colore, ‘D’ per dimensione ed ‘E’ per età o evolutività. 6) Tra le regole d’oro c’è anche l’esposizione ai raggi solari, purché oculata. “Sono pochi i rischi – svela Fabio Ayala, altro presidente del congresso e professore presso l’Università Federico II di Napoli – se l’esposizione è ragionata e preceduta dall’applicazione corretta di uno schermo solare. E’ fondamentale applicarlo spesso,in quantità adeguata e prima di 10 o 15 minuti dell’esposizione al sole, in modo che abbia il tempo di penetrare nella cute. No quindi all’esposizione indiscriminata al sole, ma porte aperte alla naturale esigenza e al giusto bisogno di evasione e di vacanza. 7) Particolare attenzione va prestata alla protezione della pelle dei bambini e delle donne in gravidanza. Si deve evitare di fare stare al sole i piccoli e le donne in dolce attesa nelle ore più calde, e proteggere entrambi con fattori di protezione elevati, almeno 15, rinnovando spesso l’applicazione. 8) Prestare attenzione alle macchie della pelle: se compaiono macchie ‘sospette’ sulla pelle, sia bianche che scure, è fondamentale rivolgersi subito allo specialista. 9) Fare attenzione all’assunzione di farmaci e all’uso di cosmetici: sono molti gli effetti indesiderati che possono sorgere in corso di somministrazione di due o più medicinali. Ma attenzione anche ai cosmetici, prima causa di irritazione alla pelle. 10) Viso: tossina botulinica e filler fanno male o bene? Gli esperti riuniti a Napoli li definiscono un ‘must’. I risultati – spiegano – spesso sono ottimi ma tutto dipende dall’abilità dell’operatore.
In definitiva i punti fondamentali per una pelle sana e bella sono:
1. Mantieni la tua pelle sempre pulita.
2. Scegli esclusivamente prodotti sicuri e di qualità possibilmente indicati dal dermatologo, medico estetico o farmacista di fiducia.
3. Proteggi la pelle con trattamenti cosmetici specifici tenendo conto delle particolari esigenze di ogni parte del corpo.
4. Evita le abitudini nocive come fumo, dormire poco, ansia, stress ed eccessivo affaticamento.
5. Cura l’alimentazione (in particolare bevi molta acqua e mangia molta frutta e verdura).
6. Limita l’esposizione alle radiazioni UV che favoriscono anche un invecchiamento precoce della pelle.
7. Utilizza protezioni solari.
8. Non irritare la pelle con prodotti troppo aggressivi.
9. Consulta periodicamente il tuo Dermatologo o il tuo Medico Estetico.
1O. Impara a conoscere la tua pelle e a prevenirne i bisogni.

tratto da: Adnkronos Salute; Dott. Savino Cefola


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I grani di Milio.

I grani di milio sono delle piccole formazioni cistiche  lievemente rilevate e cheratinizzate, molto superficiali, talvolta numerose, di colore bianco o giallastro e di aspetto opaco, così definite per la somiglianza con il miglio, una graminacea molto diffusa. Sono rotondeggianti e sporgenti, della grandezza di una testa di spillo del diametro di 1-2 mm e localizzati subito al di sotto dell’epidermide. Compaiono a ridosso delle zone esposte al sole nel corso della vita, soprattutto dopo i 20 anni, ma possono comparire in tutte le fasi della vita a partire sin in epoca neonatale. Si formano per ostruzione del follicolo dei peli. Possono comparire anche in seguito a un trauma o a patologie bollose, in quest’ultimo caso sono secondari e la loro sede coincide con quella della dermatosi. Sono generalmente multipli, contengono cheratina e si osservano più spesso nella donna, in genere sul viso dove si possono localizzare nelle aree cutanee che presentano follicoli del pelo vello, in particolare sulle guance e sulle palpebre. Nelle giovani donne in genere non superano la decina anche se a volte si presentano in forma eruttiva, spesso dopo i bagni al mare. Come detto in precedenza, i grani di milio possono insorgere sulla pelle del viso del neonato sotto forma di numerosi punti bianchi, forse per una cheratinizzazione transitoria su base ormonale. Generalmente scompaiono in poche settimane e quindi non è necessario alcun trattamento.
I grani di milio originano da cellule pluripotenti localizzate nell’epitelio epidermico o annessiale, sia ex novo che in associazione con patologie caratterizzate da bolle sub-epidermiche o da vescicole. Possono comparire anche in seguito a traumi come le abrasioni e le ustioni. I grani di milio secondari possono insorgere anche su cicatrici, in seguito a un processo riparativo epidermico, ad un’eccessiva esposizione a raggi U.V. ed anche per l’uso continuato di sostanze o di un trucco troppo coprente con notevole effetto occlusivo.
Quando i grani di milio si manifestano nel corso di dermatosi bollose i granuli sono disseminati casualmente nell’area affetta. La loro formazione dipende o dall’ostruzione del follicolo che segue la lesione o per l’alterazione dei dotti escretori ghiandolari alterati dal processo bolloso o cicatriziale. I grani di miglio oltre che post-traumatici possono essere iatrogeni e comparire nelle zone di atrofia cutanea indotte dall’applicazione prolungata di corticosteroidi. La distruzione degli annessi cutanei, che segue la radioterapia, può favorire anch’essa la comparsa di lesioni simili ai grani di milio disposte a raggiera intorno all’area cutanea trattata.
A differenza dell’età neonatale, in cui non occorre trattare i grani di milio in quanto tendono a scomparire spontaneamente, nell’adulto persistono per lungo tempo.
La terapia da attuare è minimamente invasiva e semplice. Per eliminare i grani di miglio senza lasciare un esito cicatriziale si apre, sotto lente di ingrandimento, il ”tetto” del granulo con un ago sterile o con la punta della lama di un microbisturi, per poi spremere all’esterno la piccola cisti. Attualmente la esteriorizzazione dei grani di milio può essere effettuata ancor meglio con il laser Er:YAG, in quanto è un laser prettamente “dermatologico” caratterizzato da una bassissima profondità di penetrazione.
Sebbene la terapia con il laser Er:YAG rappresenta la più affidabile ed immediata senza esiti cicatriziali, esistono alternative terapeutiche. In alcuni casi può risultare efficace un ciclo di peeling chimici a base di alfa e beta-idrossiacidi da eseguire sotto il controllo medico. Si può associare l’impiego domiciliare di creme ad azione cheratolitica contenenti acido glicolico o acido salicilico, con azione sinergica per favorire la fuoriuscita dei granuli verso l’esterno. Sono da evitare sostanze troppo abrasive che potrebbero non sortire l’effetto desiderato e peggiorare la situazione, causando un’eccessiva irritazione della pelle. L’acido retinoico per uso topico, applicato sulla cute per un certo periodo, in alcuni casi può essere indicato per eliminare i grani di milio, grazie alla sua capacità di accelerare il ricambio cellulare. Questo trattamento può essere valido per la regione zigomatica, ma è sconsigliato in sede palpebrale per il rischio di irritazione. Nei casi in cui si evidenzia una certa predisposizione, si possono applicare creme alla retinaldeide che aiutano a prevenire le recidive.

Dott. Savino Cefola