Dr Savino Cefola - Akesios Dental Beauty

Parodontite e parto prematuro.

Secondo un recente studio condotto dai ricercatori della Scuola di Medicina Dentale dell’Università della Pennsylvania, la parodontite ha uno stretto legame con le probabilità di avere un parto prematuro. Curare quindi le gengive, si legge sulla rivista BJOG, l’International Journal of Obstetrics and Gynaecology, può ridurre il rischio.
Per arrivare a queste conclusioni, gli scienziati hanno esaminato 322 donne in gravidanza, tutte affette da parodontite. Le donne sono poi state suddivise in due gruppi atti a ricevere rispettivamente informazioni su una corretta igiene orale e un trattamento che prevedeva la pulizia sopra e sotto il bordo gengivale e altri trattamenti per il controllo dell’infezione. E, per le appartenenti al secondo gruppo – quello di controllo – solo le istruzioni per l’igiene della bocca.
Dai primi risultati sono emerse differenze non ritenute significative. Nello specifico, il 52,4% delle donne del gruppo di controllo ha avuto un parto pretermine; il 45,6% delle donne del gruppo trattato per la parodontite ha avuto anch’esso un parto pretermine. Ma, con il proseguire del trattamento, le cose sono cambiate.
Le partecipanti sono state esaminate 20 settimane dall’inizio del trattamento e si è scoperto che l’infiammazione gengivale era ridotta e non vi era stato un aumento nel distaccamento della gengiva dal dente. Ma, quello che è invece subito apparso evidente è che delle 160 donne trattate con successo, solo l’8% ha avuto un parto pretermine; al contrario, tra le 111 donne che non hanno beneficiato dal trattamento ben il 62% ha avuto un parto prematuro.
I risultati, fanno notare i ricercatori, sono stati mediati dal successo o meno del trattamento della parodontite. Infatti, tra le donne che non hanno avuto benefici del trattamento si è verificato l’evento del parto pretermine. Da qui la necessità di intervenire per tempo a curare le eventuali infezioni parodontali in modo da poter ridurre il rischio di parto prematuro.

fonte: La Stampa Salute

10 Aprile 2024

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