Author Archives: Savino Cefola

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La storia del “ciuccio”.

La revisione della storia del ciuccio, ci aiuta a scoprire i diversi significati che ha avuto nel tempo e nelle diverse culture. La prima raffigurazione di un antenato del ciuccio va ricondotta alla Madonna del Lucherino di Albrecht Dürer che è un dipinto a olio su tavola di pioppo (91×76 cm), conservato nella Gemaldegalerie a Berlino. L’opera è datata nel 1506, durante il secondo soggiorno dell’artista a Venezia, come si evince dall’iscrizione “Albertus Durer Germanus faciebat post Virginis partum 1506”, cioè fatto nell’anno del Signore 1506, sul foglietto appoggiato in primo piano. Il nome della tavola deriva dal lucherino, un uccellino simbolo della Passione che sta sul braccino di Gesù.

Il ciuccio, che da sempre è stato concepito per calmare il pianto dei bambini e conciliare il sonno, ha una lunga storia.

Iniziamo con il sacchetto del dipinto della Madonna del lucherino: questo sacchetto svolgeva la funzione dell’odierno ciuccio e poteva racchiudere alimenti dolci o di altro tipo (pane, pesce, carne), a seconda del paese in cui veniva utilizzato. Talora veniva imbevuto con vino o preparati di oppio, per sedare i bambini. Inutile dire che i bambini spesso venivano intossicati da queste sostanze. Spesso poi questi “ciucci” venivano creati con stracci sporchi, che portavano malattie ed infezioni.

Oltre che a calmare il pianto il ciuccio veniva usato per aiutare la dentizione del bambino; aveva allora la forma di un bastoncino da tenere tra le gengive del bambino e veniva creato con osso di animale: l’osso rappresentava la forza dell’animale che veniva trasmessa al bambino per aiutarlo a superare il dolore della dentizione. Un’altra sostanza con cui venivano creati i bastoncini da ciucciare era il corallo per le sue presunte proprietà protettive contro il diavolo, le stregonerie e la malattia. Entrambe le sostanze (l’osso ed il corallo) fornivano anche una sensazione di freschezza sulle gengive irritate. Un materiale usato dalle famiglie più facoltose era invece l’argento. Dalla metà del 19° secolo il materiale definitivo con cui si è fabbricato il ciuccio è stato la gomma con variazioni di forma e di accessori.
E’ superfluo sottolineare che l’uso del ciuccio è argomento controverso in grado di scatenare grandi dibattiti.

Dott. Savino Cefola
ispirato da infermieristicapediatrica


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Il paradenti.

Il paradenti è un dispositivo in plastica morbida o laminato che si indossa sui denti per proteggerli da eventuali colpi sui denti stessi o alle strutture anatomiche in prossimità dei denti. Il paradenti è molto importante per tutti coloro che praticano sport che prevedono cadute, contatto fisico e impatti, come rugby, football americano, pallacanestro, baseball, calcio, hockey, pattinaggio, ginnastica, mountain bike e qualsiasi attività che potrebbe comportare lesioni alla bocca.
Un paradenti è composto di materiale plastico morbido o laminato e protegge i denti, le labbra, le guance e la lingua. È molto importante che bambini e adulti che praticano sport indossino un paradenti. L’American Dental Association (Associazione Dentistica Americana) afferma che un terzo delle lesioni ai denti è causato dalle attività sportive. L’uso di un paradenti è in grado di prevenire ogni anno oltre 200.000 danni alla bocca. I tipi di lesioni che si verificano senza l’uso di un paradenti includono denti rotti o scheggiati, corone o ponti incrinati, lesioni a labbra e guance, danneggiamento delle radici dei denti, mandibole fratturate e contusioni. Tutti gli atleti corrono il rischio di lesioni alla bocca, che possono essere scongiurate grazie all’uso di un paradenti. Il paradenti è obbligatorio negli sport da contatto, quali rugby, hockey e boxe. I bambini e gli adulti che praticano sport che prevedono contatti accidentali come pallacanestro, baseball, softball, wrestling, calcio e pallavolo potrebbero prendere in considerazione l’uso del paradenti per evitare potenziali lesioni.
In uno studio condotto su atleti delle scuole medie secondarie, il settantacinque percento delle lesioni si è verificato in assenza di paradenti, mentre il quaranta percento si è verificato praticando baseball e pallacanestro. Il nove percento di tutti gli atleti ha subito un tipo di lesione alla bocca, mentre il tre percento ha riferito perdite di conoscenza. Il cinquantasei percento di tutte le contusioni si è verificato in assenza di paradenti. I traumi in relazione agli sport sono molto più frequenti di quanto venga riportato.
Esistono quattro diversi tipi di paradenti tra cui è possibile scegliere per proteggere i denti di adulti e bambini che praticano sport:
1. Paradenti pronti per l’uso — paradenti che possono essere indossati senza alcuna preparazione specifica. Sono disponibili in taglie small, medium e large e possono essere acquistati presso i negozi di articoli sportivi e di articoli sanitari. Tendono a consumarsi rapidamente e potrebbe essere necessario sostituirli più volte nel corso della stagione.
2. Paradenti modellabili (boil and bite) — paradenti che vengono immersi in acqua calda per essere forgiati su misura premendoli contro i denti. Sono disponibili nella maggior parte dei negozi di articoli sportivi. Anch’essi tendono a consumarsi rapidamente e potrebbe essere necessario sostituirli nel corso della stagione.
3. Paradenti sottovuoto — il dentista può offrirvi questa opzione presso il suo studio. Il dentista prende l’impronta dentale del paziente per produrre, quindi, il paradenti sulla base di tale impronta. Questo tipo di paradenti copre tutti i denti e può essere più costoso rispetto agli altri tipi.
4. Paradenti prodotti con processo di laminazione — i paradenti laminati offrono diversi vantaggi per la protezione della bocca. Sono più spessi e proteggono da lesioni ai denti e colpi violenti. Il paradenti laminato deve essere prodotto su misura da un dentista ed è più costoso del paradenti sottovuoto.

Rivolgendosi al proprio dentista di fiducia si avranno ulteriori informazioni sui paradenti e informazioni sui modi con cui diminuire l’incidenza di eventuali lesioni alla bocca. Gli atleti, dovrebbero prendere in considerazione l’uso di un paradenti sottovuoto o prodotto con processo di laminazione, che saranno fatti su misura.
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Fonte: The Mouth Guard Project della North Carolina Dental Society; Colgate

 


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La preghiera del dentista a Santa Apollonia.

Category : Curiosità

Cara Santa Apollonia,
tu che avendo avuto tutti i denti strappati nel glorioso martirio
devi certo sapere che significhi un cattivo dentista,
concedimi, per amore dei tuoi fedeli, di essere uno dei buoni:
di maneggiare i ferri con dolcezza,
di risparmiare il dolore,
di avere le dita leggere,
di essere discreto negli onorari e gentile anche con le signore anziane e i bambini.
Poiché la nostra è una professione benefica per il paziente e redditizia per chi l’esercita,
aiutami a tenere più in conto la carità che l’interesse,
il sollievo più che il guadagno;
e poiché, se calma i nervi dell’infermo, irrita quelli del dentista,
concedimi l’ottimismo e il buonumore di una Santa come te.
La mia vita è così piena di bocche, denti e gengive,
che vi rimane appena un briciolo per l’allegria e la pietà.
Se è manchevole agli occhi di dio,
ricordaGli che quel che ho fatto alle Sue creature e come se l’avessi fatto a Lui.
Così sia.

Tratto da:  FORMULARIO TERAPEUTICO ODONTOSTOMATOLOGICO di R. BOISSIER – A. BOULASND

e da Dentistaitaliano


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Il “gas esilarante”.

La storia del “gas esilarante” inizia nel 1772 quando lo scienziato inglese autodidatta Joseph Priestley scrive “Experiments and Observations on different Kinds of Air” in cui identifica vari gas, tra cui il “monossido di diazoto”, o N2O, o più volgarmente protossido d’azoto. Circa 20 anni più tardi Humphrey Davy, un altro scienziato inglese, inventore della lampada di sicurezza per i minatori, cominciò a sperimentare gli effetti fisiologici dell’inalazione di questo gas, sperimentandolo su se stesso e sui pazienti del Pneumatic Institute di Bristol, istituto nato per studiare i pazienti incurabili, soprattutto paralizzati, fondato da Thomas Beddoes fisico e scrittore, amico di Davy. Osservando il comportamento euforico ed ilare delle persone sottoposte all’azione del gas lo battezzò “Gas Esilarante”. Lo riteneva meglio dell’alcool perché privo degli effetti collaterali di quest’ultimo. Davy è un ambizioso in cerca di notorietà. E l’amico Beddoes lo presenta ad alcune personalità dell’epoca: il poeta e filosofo Samuel Taylor Coleridge fondatore del romanticismo inglese, Robert Southey anch’egli poeta romantico, Peter Mark Roget, medico e scrittore e il drammaturgo James Webbe Tobin. È in questo contesto che Davy sperimenta il protossido di azoto, dimostrando, contrariamente a quello che si pensava, che la sua inalazione non era letale. Scrive in una lettera a un amico datata 10 aprile 1799: «Mi ha fatto ballare come un pazzo in tutto il laboratorio e ha acceso il mio spirito». Fra il maggio e il luglio del 1800 Davy inala regolarmente il protossido di azoto e ne descrive gli effetti: «provo un senso di piacere che mi attraversa le gambe, il petto, le mani e i piedi»; «i miei sensi sono più acuti, sento di avere una grande forza nei muscoli e sono spinto all’azione». Anche la sua creatività sembra aumentata. Così Davy compone un poema intitolato “Respirando protossido di azoto”, non certo un capolavoro, ma una descrizione in versi delle sensazioni provocate dal gas.
Beddoes pensava che il protossido d’azoto poteva essere il mezzo per controllare il piacere e il dolore, ma Davy si spinge più in là e ipotizza che il gas, grazie alla sua capacità di controllare il dolore, possa essere utilizzato nel corso di operazioni chirurgiche. Sfortunatamente queste osservazioni non furono prese in considerazione fino al 1844, quando, per la prima volta, il protossido d’azoto fu utilizzato come anestetico in sala operatoria. La scarsa considerazione dell’effetto anestetico è riconducibile alla considerazione che all’epoca nessuno si poneva il problema dell’anestesia in chirurgia e probabilmente il dolore era considerato inevitabile se non altro perché segnalava che il paziente era ancora vivo.
Per molti anni invece, il protossido di azoto venne usato solamente in fiere di paese o in salotti privati per, letteralmente, far ridere la gente. Insomma, divenne la droga di moda dell’epoca nonostante gli effetti potenzialmente pericolosi di una inalazione massiccia. Il poeta Robert Southey addirittura scrisse: “Sono sicuro che l’aria del paradiso deve essere questo meraviglioso gas delle delizie”. Tra gli sniffatori da salotto oltre ai già citati Coleridge, Davy, Southey e Tobin, pare si possa annoverare anche Winston Churchill.
Balziamo ora nel Connecticut nell’anno 1844 , proprio in una fiera di paese dove si teneva un’esibizione pubblica degli effetti “esilaranti” del gas, il destino volle che ad assistere in platea all’esibizione fosse presente un dentista, il dottor Horace Wells. Questi notò che un volontario, ancora sotto l’effetto del gas, si ferì ad una gamba. Osservò con stupore che, nonostante la ferita, il malcapitato non avvertì alcun dolore sino alla fine dell’effetto del gas. Il giorno seguente il dottor Wells, avendo intuito il potenziale utilizzo in campo medico del gas esilarante, con l’aiuto dell’organizzatore dello spettacolo e di un altro dentista, eseguì su se stesso la prima estrazione di molare sotto l’effetto anestetico del protossido di azoto, dando un contributo fondamentale alla nascente disciplina dell’anestesia chirurgica. Saltiamo ora di quasi un secolo e andiamo nel 1931. Charlie Goetz era uno studente di chimica all’Università dell’Illinois e assieme a G. Frederick Smith, suo supervisore, cercava di migliorare i metodi di sterilizzazione del latte, per allungarne il tempo di conservazione. Questo problema gli era stato suggerito da Martin Prucha, del dipartimento di tecnologie del latte, che aveva rivoluzionato il modo di distribuire il latte suggerendo l’adozione del cloro, ora di uso comune, come disinfettante dei macchinari e per aver mostrato come il cartone potesse essere utilizzato al posto del vetro per distribuire il latte al consumo. Goetz stava studiando la conservazione del latte mediante anidride carbonica sotto pressione quando si accorse che da una tanica fuoriusciva, da un piccolo foro, della schiuma di latte. “Non sarebbe bello”, si chiese Goetz, “se potessimo farlo con la panna e ottenere in questo modo della panna montata istantanea, invece che montarla faticosamente a mano?”. Subito i due si misero a sperimentare, e videro che l’idea funzionava: sciogliendo CO2 sotto pressione in un contenitore stagno assieme a della panna liquida si formava panna montata non appena si apriva il contenitore. Il motivo è presto detto: l’anidride carbonica sotto pressione si scioglie molto bene in acqua, ed è per questo che viene usata per “gassare” molte popolari bevande. Quando il liquido con la CO2 disciolta viene posto a pressione atmosferica l’anidride carbonica tende a tornare nell’atmosfera, formando le caratteristiche bollicine. La panna montata istantanea era stata inventata! Tuttavia vi era ancora un grave problema: la panna che usciva dal contenitore era inacidita! Come mai? Perchè l’anidride carbonica a contatto con l’acqua forma, in parte, acido carbonico. Un acido debole, ma sufficientemente forte da inacidire la panna irrimediabilmente.
Il gruppo si mise alla ricerca di un gas dalle caratteristiche simili alla CO2 ma che non inacidisse la panna. Pare fu un dentista locale a suggerire a Goetz di provare con il protossido di azoto, l’N2O. “Sei impazzito?”, rispose Smith, “Vuoi forse addormentare tutti?”. Tuttavia l’N2O era perfetta per lo scopo: insapore, di odore leggermente dolciastro, non infiammabile, e con caratteristiche di solubilità in acqua simili alla CO2 e, ancor meglio, solubile nei grassi presenti nella panna.

Ricapitolando, le tappe fondamentali del Protossido d’Azoto sono:
1772: lo scienziato Inglese Joseph Priestley scopre il Protossido d’Azoto
1794: Joseph Priestley pubblica la scoperta del Protossido d’Azoto e di altri gas su “Experiments and Observations on Different Kinds of Air”.
1794: Thomas Beddoes pubblica “Considerations on the Medical Use and on the Production of Factitious Airs” considerato il primo testo in assoluto sulla terapia inalatoria in medicina.
1799: Humphry Davy del Pneumatic Institute di Bristol, Ingilterra, sperimenta le roprietà fisiologice del protossido d’azoto e suoi effetti sulla respirazione. Somministra il gas ai visitatori dell’Istituto e dopo aver visto gli effetti sulle persone ce lo avevano inalato, conia il termine di “gas esilarante”.
1800: Humphrey Davy pubblica il testo “Researches, Chemical and Philosophical: Chiefly Concerning Nitrous Oxide” in cui descrive gli effetti dell’inalazione di protossido d’azoto su se stesso per ottenere un grado di analgesia in una situazione dolorosa di cui soffriva. Le informazioni sugli effetti anestetici del protossido d’azoto non vengono testate ed utilizzate per altri 45 anni.
1800 – 1840: L’uso primario del protossido d’azoto è di tipo ricreativo negli spettacoli pubblici dove il pubblico paga una piccola somma per inalare per un minuto il gas esilarante.
1844: Le proprietà anestetiche del Protossido d’Azoto vengono dimostrate per la prima volta dal dott. Horace Wells, un dentista inglese.
1845: Il dott. Wells organizza una dimostrazione sugli effetti del Protossido d’Azoto alla Harvard Medical School. Sfortunatamente, il paziente a cui era stato estratto un dente percepisce dolore; il pubblico fischia Wells e l’esperimento viene considerato un fallimento. Si dice che il presunto fallimento fosse stato ordito dai cattedratici dell’Harvard School e pare che questa vicenda sancì il declino professionale di Wells ed il suo suicidio nel 1848. Solo 150 anni più tardi il dott. Wells venne riconosciuto come lo “scopritore dell’Anestesia”.
1863: Il Protossido d’Azoto viene utilizzato come anestetico in odontoiatria, soprattutto per gli sforzi di Colton che ha aperto una serie di istituti dentali negli U.S.A. A quei tempi il Protossido d’Azoto veniva somministrato senza ossigeno supplementare.
1868: Nell’arco di 5 anni, Colton e i suoi colleghi anno effettuato 75.000 estrazioni utilizzando Protossido d’Azoto.
1880: L’uso dell’anestesia (cloroformio, etere, protossido d’azoto) entra regolarmente nelle sale operatorie e sale parto.1931: Viene inventata la panna montata istantanea ed il protossido d’azoto è l’ingrediente fondamentale.
In conclusione il “gas esilarante” è stato attrazione nelle feste e fiere di paese, viene utilizzato nell’industria alimentare e viene utilizzato come anestetico per inalazione. Va ricordato che il “gas esilarante” è stato protagonista anche in alcuni film. Famoso il cortometraggio del 1914 di Charlie Chaplin, intitolato “Laughing gas” - Gas esilaranteo “Charlot, falso dentista”, in cui viene descritto in modo comico l’effetto del protossido d’azoto. Chaplin, assistente dentale (1), si finge dentista e somministra protossido d’azoto ai pazienti dello studio dentistico. Molto galante con le pazienti (2), perde la calma con un paziente che colpisce con un martello in testa per farlo smettere di ridere (3). Altro famoso film in cui il gas esilarante è indiscusso protagonista è “Lasciali ridendo” o “Mal di denti” o “leave ‘em laughing” del 1928 con Stan Laurel (Stanlio) e Oliver Hardy (Ollio). La gag principe è quando Ollio si trova seduto sulla poltrona del dentista (4) al posto di Stanlio che effettivamente ha mal di denti (5) (6). Molto simpatica la scena del dentista in “Arma Letale 4“ con Mel Gibson: per ottenere informazioni da un capo della mafia cinese ricorre al gas esilarante per metterlo a suo agio ma, in modo maldestro, satura l’ambulatorio di protossido d’azoto scatenando una risata generale.
Dott. Savino Cefola
Fonti: Le Scienze Blog; Erowid.org; Corriere.it;


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I cibi “salva sorriso”.

Ha creato molto interesse nei media italiani l’elenco dei cibi salva-sorriso stilato in occasione del XXI Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti Universitari di Odontoiatria conclusosi a Roma.
Secondo i docenti il cioccolato, il caffè, il vino o il formaggio aiuterebbero i denti a non perdere smalto e a non essere attaccati da placca e carie.
Disco verde anche ai mirtilli, che contengono sostanze antibatteriche in grado di tagliare il rischio carie del 45%, e allo yogurt, che riduce il pericolo di oltre il 20%; nella dieta amica dei denti non dovrebbero mancare funghi, cicoria e verdure crude, da mangiare spesso perché sono un ottimo spazzolino da denti naturale, aiutando a eliminare residui di cibo. Promossi come “cibo funzionale” anche i chewing-gum allo xilitolo, perché le ricerche hanno mostrato come questo particolare tipo di zucchero sia in grado di ridurre la proliferazione dei batteri. Stesso effetto anche da parte dei probiotici aggiunti al latte artificiale per neonati: uno studio italiano discusso durante il congresso ha dimostrato che i fermenti lattici riducono la proliferazione dello Streptococcus Mutans.
“L’alimentazione ha un ruolo fondamentale nella salute orale, a ogni età – spiega Antonella Polimeni, presidente del Collegio Nazionale dei Docenti Universitari di Odontoiatria Roma e autrice della ricerca sui probiotici nel latte assieme a colleghi del Dipartimento di Pediatria dell’Ateneo romano guidati da Marzia Duse. Il batterio della carie, lo Streptococcus Mutans, si nutre e prolifera grazie al metabolismo dello zucchero e produce l’acido lattico, ed è per questo tutti i cibi dolci vengono considerati nemici dei denti. Ma le minacce non finiscono qui: se il pH della bocca scende al di sotto di 5.5, diventando acido, lo smalto si indebolisce fino a dissolversi, rendendo i denti fragili di fronte all’attacco dei batteri. Ecco perché il consumo di bevande gassate, che contengono molti zuccheri e acidificano il cavo orale, andrebbe il più possibile limitato. Lo stesso vale per i succhi di frutta, la birra, il vino bianco o perfino le mele: cibi tendenzialmente acidificanti ma che tuttavia non devono per forza essere banditi del tutto, perché conta non solo ciò che si mangia ma anche come lo si consuma. L’acidità di questi alimenti infatti può essere efficacemente tamponata accompagnandoli con un po’ di formaggio, ricco di calcio e grassi che proteggono lo smalto. Esistono poi cibi con una documentata attività anticarie come il cacao amaro: contiene antibatterici naturali che impediscono allo Streptococcus Mutans di produrre il glucano, una sostanza appiccicosa che aiuta i germi ad attaccarsi ai denti formando la placca e creando le condizioni perché gli zuccheri vengano trasformati in acidi corrodendo lo smalto. Consumando cioccolato fondente all’80% si può ridurre il rischio di carie, soprattutto se si ha l’accortezza di non mangiarlo assieme a dessert troppo ricchi di zuccheri e carboidrati come la colomba pasquale, che ne vanificherebbero gli effetti positivi”.
I cibi salva-sorriso non finiscono qui: i mirtilli, ad esempio, contengono una sostanza che impedisce la formazione della placca riducendola del 70%. Poiché i batteri vi si annidano, la diminuzione della placca ha un effetto positivo contro la carie, che grazie ai mirtilli si riduce fino al 45%. Sì anche alle verdure crude che, con le loro fibre, facilitano la pulizia dei denti .
Via libera a cicoria, funghi, caffè e vino rosso, tutti prodotti ricchi di sostanze anti-carie, e allo yogurt: un vasetto quattro volte a settimana riduce del 22% il rischio di carie, probabilmente depositando proteine protettive sulla superficie esterna dei denti.
Probiotici promossi anche nella primissima infanzia: “Il nostro studio ha dimostrato che l’aggiunta di fermenti lattici al latte artificiale per neonati può diminuire la proliferazione dello Streptococcus Mutans contribuendo a ridurre la probabilità di carie: una protezione importante per i bimbi non allattati al seno – spiega la prof.ssa Polimeni. Del resto la salute orale si costruisce fin da piccolissimi, attraverso sane abitudini alimentari: vietato dare al bimbo il succhiotto dolcificato con zucchero o miele o il biberon con camomilla o qualunque bevanda zuccherata per farlo addormentare. Queste abitudini sono responsabili di carie diffuse sui denti da latte pericolose perché possono compromettere lo sviluppo corretto della dentatura permanente e comunque costituiscono foci infettivi. Senza contare che la salute dei denti parte addirittura prima, nel pancione della mamma: eseguire le corrette pratiche di igiene orale, accompagnate da una sana alimentazione con un limitato apporto di zuccheri e un alto contenuto di principi nutritivi, costituisce il primo passo per la prevenzione e tutela della salute della bocca del bambino. In virtù di un processo di trasmissione madre-bambino, sono infatti alte le possibilità che la mamma possa ‘infettare’ il piccolo con il batterio responsabile della carie, lo Streptococco Mutans. Questo sta a indicare che una elevata presenza di carie nella mamma potrà influenzare in maniera significativa lo sviluppo di carie nel bambino già nella dentatura da latte”.

Tratto da Odontoiatria 33


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Rinnovo della patente e disturbi del sonno.

Sono più di 4 milioni e 400 mila i soggetti che soffrono di OSAS, dei quali oltre 2 milioni riscontrano problemi di sonnolenza diurna. Abbiamo già parlato delle complicanze e dei rischi cui vanno incontro questi soggetti: obesità, infarto del miocardio, ictus, fibrillazione atriale, sindrome metabolica, disturbi cognitivi e diabete. In particolare vorremmo focalizzarci sul forte impatto sociale di questa patologia, dal momento che la sonnolenza diurna di cui soffrono i pazienti affetti da OSAS è responsabile di un aumentato rischio di incidenti domestici, sul lavoro e alla guida di veicoli. E’ stato stimato che tale patologia è causa di almeno 17 mila incidenti stradali ogni anno in Italia, con oltre 250 morti, 12 mila feriti e danni per 1,5 miliardi di euro.
Recentemente anche i Ministeri della Salute e dei Trasporti hanno riconosciuto l’importanza di questa patologia e il rischio sociale che può comportare se non adeguatamente intercettata e trattata.
Il Ministero della Salute nell’ottobre 2014 ha pubblicato le Linee guida nazionali per la prevenzione ed il trattamento odontoiatrico della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS); nel gennaio 2016 si sono conclusi i lavori di stesura delle Linee guida nazionali per la prevenzione ed il trattamento odontoiatrico del russamento e della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno in età evolutiva, ora al vaglio del CSS prima della definitiva pubblicazione.
Da parte sua il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con il Decreto Ministeriale del 22 dicembre 2015 ha recepito la Direttiva 2014/85/UE che obbliga a prendere provvedimenti per coloro che soffrono di OSAS (Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno), rendendo obbligatori interventi diagnostici e terapeutici per il conseguimento e il rinnovo della patente di guida.
L’art. 2 del Decreto Ministeriale in particolare dispone:
H2. DISTURBI DEL SONNO DA APNEE OSTRUTTIVE NOTTURNE
“La patente di guida non deve essere ne’ rilasciata ne’ rinnovata a candidati o conducenti affetti da disturbi del sonno causati da apnee ostruttive notturne che determinano una grave ed incoercibile sonnolenza diurna, con accentuata riduzione delle capacità dell’attenzione non adeguatamente controllate con le cure prescritte. Il medico, di cui all’articolo 119, comma 2, del codice della strada, sottopone a particolare valutazione i soggetti per i quali sussistono sintomi riconducibili alla sindrome da apnea ostruttiva notturna. Nei casi in cui si possa concludere per l’assenza o lieve entità di sonnolenza diurna, il medico di cui all’articolo 119, comma 2, del codice della strada, certifica l’idoneità alla guida del conducente. Nel caso sussistano dubbi circa l’idoneità e la sicurezza di guida, l’accertamento dei requisiti di idoneità psichici e fisici e’ demandato alla commissione medica locale.
La commissione medica locale può autorizzare alla guida i soggetti affetti da sindrome da apnee ostruttive notturne moderate o gravi che dimostrino un adeguato controllo della sintomatologia presentata con relativo miglioramento della sonnolenza diurna, se del caso confermato da parere specialistico di strutture pubbliche. La validità della patente rilasciata o rinnovata, eventualmente anche con prescrizioni da parte della Commissione Medica Locale, non può superare i tre anni per i conducenti del gruppo 1 ed un anno per i conducenti del gruppo 2.”
Prima il colloquio medico, poi una anamnesi e una visita mirate ad evidenziare segni e sintomi dell’ OSAS ed infine un test su stimoli visivi associato ad un test di screening: così si valuterà se gli aspiranti al rinnovo o al rilascio della patente costituiscano un rischio per la circolazione stradale in quanto affetti da sospetta Sindrome di apnee ostruttive nel sonno (OSAS). E’ quanto prevede il decreto del Ministero della Salute, in fase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. I pazienti affetti da OSAS con rischio di sonnolenza diurna giudicato medio o grave per poter ottenere il rilascio o il rinnovo della patente dovranno dimostrare di essere in cura e il grado di aderenza alla terapia prescritta per controllare i sintomi e i segni dell’OSAS. Maggiori dettagli sono contenuti nelle Linee guida pubblicate dal Ministero della Salute
Se si esclude la terapia chirurgica i trattamenti dell’OSAS sono riportabili alla CPAP (continuous positive airway pressure), apparecchiatura che utilizzando la immissione forzata di aria attraverso le vie aree superiori ne mantiene la pervietà e all’ utilizzo di dispositivi intraorali OA (oral appliance) che mantengono la pervietà delle vie aeree posteriori alla lingua, spostando in avanti e/o mantenendo chiusa la mandibola e aumentando la dimensione verticale occlusale; il loro utilizzo determina un avanzamento della lingua, un aumento della tensione delle pareti faringee e l’impossibilità della mandibola di post-ruotare, impedendo un’occlusione parziale o totale del flusso respiratorio.
Malgrado l’efficacia della terapia ventilatoria con CPAP sia maggiore nel ridurre gli indici di ostruzione respiratoria, gli OA sono, in generale, meglio tollerati dal paziente.
La miglior compliance degli OA rispetto alla CPAP potrebbe diventare determinante nella scelta dell’approccio terapeutico in quanto l’applicazione di sensori di compliance (sensori che permettono di rilevare il numero di ore di reale utilizzo dell’ apparecchiatura) permette di appurare il reale utilizzo dell’apparecchiatura e quindi l’aderenza alla prescrizione terapeutica.

Fonte: Stefano Mirenghi – Vicepresidente A.N.D.I.


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L’odontoiatria nel Medioevo.

  • I Bizantini riferiscono numerosi punti della patologia della bocca e dei denti.
  • Paolo d’Egina (settimo secolo d.c.), descrive l’epulide e propone l’eliminazione del tartaro con strumenti appropriati.
  • Matteo Plateario (1130-1160), inGlossae, sostiene la presenza di vermi nei denti.
  • Guglielmo da Saliceto (1210-1277), nella suaOpere, propone la chirurgia per la cura dei denti; distingue, nel dolore dentario, “la causa calda e la causa fredda”; propone l’oppio ed il giusquiamo per la terapia.
  • La medicina araba intorno all’anno 1000 conosce la tecnica dell’otturazione dentaria con mastice ed allume, dispone di un sofisticato strumentario per l’odontologia e pratica il trapianto dentario; tenta anche di togliere la stomatologia agli empirici per farne una disciplina medico – chirurgica.
  • Avicenna (980-1037), nelCanone, classifica ben quindici tipi di dolore dentario.
  • Abulcasis (936-1013), inChirurgia, disegna lo stumentario odontoiatrico e descrive la tecnica per l’avulsione dentaria.
  • In Francia, nel XIII – XIV secolo gli estrattori di denti erano perseguitati.
  • Nel 1311 un’Ordinanza ingiungeva ai chirurghi di procurarsi titoli e pratica per l’esercizio della professione di dentista.
  • Guy de Chauliac (1300-1367), inChirurgia Magna, acconsente l’avulsione dentaria ai barbieri – chirurghi, ma sotto controllo medico.

 

Anche la medicina, in senso lato, era priva di regolamentazioni specifiche; Federico II nel 1224 emanò un editto precursore nella penisola italica, che prevedeva: “Ut nullus (medicus) audeat practicare nisi in conventu publice magistrorum Salerni sit comprobatus…”. Poi, nel 1349, lo Statuto Fiorentino dell’Arte de Medici e degli Speziali, prevedeva che: “Niuno medico nuovo, o fisico o cerusico, possa, debba o presuma esercitare l’arte della medicina o medicare in fisica o in cerusica nella città di Firenze, il quale non sarà contentato, se prima non sarà examinato pè consoli medici…”

 

  • Michele Savonarola (1384-1462), scrive di odontoiatria in Practica Maior;tratta di terapia conservativa, in particolare di otturazioni dentarie con mastice e piretro.
  • Giovanni D’Arcoli detto Arcolanus (1390-1460), nel trattatoChirurgia Pratica (pubblicato postumo a Venezia nel 1483), espone tecniche di otturazione dei denti, previa pulizia della cavità, con oro.
  • In epoca prerinascimentale, verso il 1450, si diffonde la tecnica dell’otturazione dentaria con foglia d’oro e il cosiddetto Pellicano, complesso ed ingegnoso strumento usato per l’avulsione dentaria.

tratto da Dentistaitaliano


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Il dentista nell’arte figurativa.

La pittura, soprattutto nel 600 e 700, ha trovato frequentemente spunto nel mal di denti. Il mal di denti è sempre stato molto comune, vissuto con molta apprensione, molto temuto e la cui soluzione rimandata il più tardi possibile. Il mal di denti è stato quindi un argomento popolare di facile presa: estremamente doloroso ma non molto grave per la vita, consentiva quasi di riderci su. Fino all’800, se la chirurgia era considerata pratica inferiore della medicina, l’odontoiatria veniva valutata ancor meno: tutto si limitava all’estrazione del dente dolente. Tale pratica era affidata ai “cavadenti”, figure molto simili ai ciarlatani che si spostavano da un paese all’altro in occasione di mercati e sagre e, analogamente ai ciarlatani, spesso si posizionavano su dei palchi rialzati, circondati dalla gente, per esercitare la loro arte. Il povero malcapitato, oltre a dover patire dolori atroci per l’estrazione senza anestesia, era costretto a sottoporsi al giudizio e alle risate delle persone che seguivano con molto interesse e anche divertimento gli interventi dei cavadenti. Va ricordato che molto spesso era il barbiere che lavorava anche da cavadenti e viceversa. Ed è proprio opera di un barbiere, Cintio D’Amato, Il primo libro di odontoiatria in lingua italiana pubblicato a Napoli nel 1632 con il titolo “Prattica nuova et utilissima di tutto quello, ch’al diligente barbiero s’appartiene”.
Volendo fare una cronistoria esaustiva delle rappresentazioni del mondo odontoiatrico nell’arte raffigurativa, includendo anche disegni e manoscritti, si deve risalire al IX-X secolo per ritrovare un disegno a colori che fa parte del Codex Niceta conservato presso la Biblioteca Medicea Laurentiana a Firenze. Nel disegno viene raffigurato un esperto intento a ridurre una lussazione della mascella inferiore con l’aiuto di un assistente che tiene ferma la testa del paziente.

01

Un disegno a colori appartenente al trattato di Chirurgia  di Ruggero Frugardo o dei Frugardi (noto sotto il nome di Ruggero di Salerno, Rogerius Salernitanus) abile chirurgo, vissuto nella seconda metà del sec. XII, forse il fondatore della grande scuola chirurgica salernitana. Il disegno mostra un giovane assistente monaco che armeggia con un soffietto per mantenere roventi i ferri per la cauterizzazione che a quei tempi era molto diffusa per il trattamento di alcune patologie dentali.

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Tratto da un manoscritto di Rolando da Parma risalente alla fine del XIII secolo e conservato presso la Biblioteca Casatanense di Roma, troviamo un disegno a colori che mostra una riduzione della lussazione della mascella. Nel disegno l’operatore e il paziente sono donne mentre l’assistente, uomo, tiene in mano un lenzuolo pronto per l’uso.

03

Un disegno tratto da un manoscritto tedesco del 1467 conservato presso Landesbibliothek di Stoccarda mostra un esperto l’estrazione di un dente. L’esperto è di aspetto orientale ed è aiutato da un assistente donna che rassicura il paziente tenendogli la mano ed appoggiando la mano sulla sua spalla.

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Del XV secolo anche un disegno contenuto in un famoso libro persiano, Châh Namé (il Libro dei Re) di Abu ‘L Qasim Firdusi (930-1020) conservato presso la Biblioteca Nazionale di Francia. Il disegno ci mostra un esperto mentre effettua un’estrazione ad un paziente disteso. Viene aiutato da due assistenti: uno mantiene vivo il fuoco con un soffietto mentre l’altro porge del fuoco all’esperto per riscaldare i ferri per la cauterizzazione. Si intravede un’altra figura intera sulla destra e alcuni volti sulla sinistra che probabilmente rappresentano dei curiosi spettatori.

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Ancora un’estrazione dentale con l’esperto di fronte al paziente e con l’assistente dietro al paziente per tener ferma la testa. E’ uno dei tanti disegni del famoso Chirurgie di Ilkhani, scritto e illustrato da Charaf-ed-Din intorno al 1465.

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Il “Cavadenti” di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio è sicuramente il dipinto più rappresentativo della pittorica raffigurativa del dentista. L’olio su tela, conservato nella Galleria Palatina del Palazzo Pitti di Firenze, viene datato intorno al 1608 durante il soggiorno a Malta. Il “Cavadenti” del Caravaggio è uno dei dipinti più anomali e controversi dell’artista. Anomalo in quanto il soggetto del dipinto è inusuale per il Caravaggio nel senso che rappresenta una scena di comune vita quotidiana, la cosiddetta pittura di genere che cominciò ad affermarsi nel ’600 in particolare fra gli artisti olandesi. Controverso in quanto ha suscitato in molti critici d’arte diversi dubbi circa l’effettiva paternità del dipinto. Si osserva la tipica rappresentazione realistica delle opere del Caravaggio ma è presente anche un aspetto nuovo per il Caravaggio: l’effetto caricaturale della scena. Sembra quasi una scena di teatro comico con attori che appaiono come macchiette. Il protagonista cavadenti contratto in una smorfia quasi comica che mostra uno sforzo estremo. All’epoca l’estrazione di un dente rappresentava una forma di intrattenimento e di svago ed era consuetudine che le persone assistessero ad episodi cruenti o disgustosi, anche più di un’estrazione di dente. Ecco quindi il gruppo di curiosi che assistono: chi guarda con aria stralunata, chi è intimorito, chi è assorto in contemplazione e l’immancabile bambino, personaggio curioso per eccellenza. E non ultimo il povero paziente che si sottopone a questa specie di tortura. Il Caravaggio sintetizza il culmine della scena con la mano aperta e tesa del malcapitato come per scaricare il dolore lancinante mentre l’altra mano afferra con forza il bracciolo della sedia. La scena viene pervasa da una luce forte e radente, luce che di solito il Caravaggio usava per sottolineare scene ben più importanti: visi di santi, la figura di Cristo o di qualche protagonista della storia sacra. Per finire il tavolo dove troviamo gli oggetti tipici del “dentista” dell’epoca: la brocca d’acqua e l’ampolla d’aceto per disinfettare dopo l’intervento.

E’ di Adriaen van Ostade, pittore olandese, questo dipinto datato verso il 1630 e conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna. In un luogo interno il cavadenti, posizionato dietro il paziente, è in procinto di estrarre un dente e gli è vicino un bambino assistente pronto con un piatto tra le mani. Assiste un personaggio che osserva con attenzione appoggiato su di un lungo bastone. In secondo piano altri osservatori, forse i familiari del paziente.

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Datato nel 1629 l’olio su tavola “The Dentist” di Jan Miense Molenaer, pittore di genere olandese, conservato nel North Carolina Museum of Art (NCMA) di Raleigh. Particolare del dipinto è il rosario stretto in mano dal paziente e la posizione del cavadenti, ergonomicamente non corretta.

Jan Miense Molenaer Dentist

Gerrit van Honthorst (1590-1659) pittore olandese di genere ed è, come molti pittori olandesi chiamati i “Caravagesques del Nord”, un seguace di Caravaggio. Questa sua estrazione dentale è datata intorno al 1622 ed è conservata presso Staatlische Kunstammlungen di Dresda. Nel dipinto si vede l’assistente che tiene una candela per illuminare il campo di lavoro all’esperto posizionato dietro il paziente, mentre i testimoni, molto interessati sono di fronte. Uno di essi è di aiuto nel tener ferma la mano del paziente.

- 04 - Gerrit van Honthorst

Joos van Craesbeck (1608 – circa 1654/1662) è un pittore fiammingo. Il dipinto, conservato in una collezione privata, mostra una scena all’interno di una stanza in cui esercita un barbiere-chirurgo. L’esperto rimane dietro il paziente che è seduto a terra. E’ nell’atto di compiere un’estrazione mentre un’assistente tiene la mano del paziente e, quasi compiaciuto, gli fissa la bocca.

- 05 - Joos van Craesbeck

Splendido disegno ad inchiostro dell’artista olandese Lambert Doomer (1623-1700) conservato al Museum di Oxford. Questo disegno è molto bello ed interessante, non solo per le sue eccezionali qualità artistiche, ma anche e soprattutto per alcune peculiarità nella scena rappresentata: la perfetta posizione ergonomica dell’esperto rispetto al paziente e l’assistente che tiene un pallone, tutti al riparo sotto un ombrellone. Anche qui molti testimoni in parte ad osservare l’esperto ed altri incuriositi dallo spidocchiamento, altro servizio offerto, praticato da una scimmia su un uomo.

- 06 - Lambert Doomer

Del pittore fiammingo Egbert van Heemkerck (1634-1704) questo dipinto conservato presso il Museo di Belle Arti di Gand. La scena è ambientata in uno spazio comune in cui opera un barbiere che in fondo rade la barba ed un chirurgo con il suo paziente in primo piano. Il chirurgo sta pulendo un po’ di sangue dalla guancia del paziente che probabilmente ha subito da poco un’estrazione. Particolari interessanti sono in numero delle figure in totale, ben 17, e le due figure in primo piano sulla sinistra una con la gamba scoperta e l’altro con il braccio sorretto da una fascia, aspetti che testimonierebbero la poliedricità del chirurgo. Alcuni testimoni, come i due bambini in primo piano, sono molto attenti, altri probabilmente attendono il loro turno guardando il lavoro degli esperti ed altri ancora del tutto indifferenti.

- 6B - Egbert van Heemkerck

Un altro dipinto in cui è raffigurato un dentista è del pittore olandese Jan Miense Molenaer, conservato presso Anton Ulrich Museum di Brunswick. L’operatore non ha attrezzi e sembra che simuli un’ipotetica cura dentale. Questo particolare insieme all’aspetto beffardo e complice dell’assistente che afferra il braccio del paziente, lascia intendere che ci si trovi di fronte ad un vero e proprio ciarlatano. Sempre gli immancabili testimoni: tra questi, quasi a rafforzare l’aria fosca e truffaldina della scena, c’è chi è raffigurato nell’attimo in cui ruba un volatile dalla cesta di una signora con le mani giunte che sembra quasi condividere il dolore del povero paziente.

- 07 - Jan Miense Molenaer

Del XIX il dipinto del pittore britannico David Cox, conservato presso la Biblioteca del Wellcome Institute di Londra. L’assistente tiene la testa del paziente mentre il dentista opera. Peculiarità sono la discrezione dei due testimoni fermi sull’uscio della stanza, una brocca rotta sul pavimento ed un cane non randagio per via del collare.

- 08 - David Cox

Datato intorno al 1930 il dipinto realizzato da Edouard Tytgat, facente parte di una collezione privata. L’assistente accanto al paziente che sostiene e sembra tranquillizzare, porta un grembiule e un berretto: il tutto bianco candido come la camicia del dentista. In attesa due persone. Viene raffigurata la poltrona odontoiatrica con il trapano a corda.

- 09 - Edouard Tytgat


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L’allattamento al seno per prevenire le malocclusioni ed altro ancora!

Il senso comune, avvalorato dalla ricerca scientifica, designa l’allattamento al seno come il metodo superiore di alimentazione infantile: i vantaggi nutrizionali, immunologici, psicologici e generali che esso conferisce alla salute del bambino sono stati documentati per anni (1-9). Legovic (10) ha elencato i benefici del latte materno in confronto a quello artificiale, compresi: contenuto nutrizionale ideale, miglior assorbimento, minor frequenza di allergie alimentari, facilitazione nello sviluppo psicologico, migliori difese immunitarie e un sostanziale vantaggio economico.
Ma c’è un altro notevole beneficio dell’allattamento materno esclusivo: gli effetti positivi sullo sviluppo della cavità orale del bambino, che includono un perfetto modellamento del palato duro con appropriato allineamento dei denti e minori problemi di malocclusione. Lo scopo di questa dissertazione è stimolare ulteriori ricerche, nonché sottolineare l’importanza dell’allattamento al seno nello sviluppo e nel mantenimento dell’integrità fisiologica della cavità orale.

Rassegna della letteratura

Effetti dell’allattamento al seno o al biberon sulla deglutizione infantile.
Come ben sa lo specialista di allattamento, la chiave del successo dell’allattamento al seno è un appropriato attaccamento e deglutizione del neonato alla mammella, come è descritto da Woolridge (11), Escott (12), Weber (13) e Bosma (14). Quando l’attaccamento al seno è efficace, il neonato introduce nella bocca il capezzolo insieme a parte del tessuto areolare, ed estende la lingua oltre la rima gengivale inferiore. Le labbra sono incurvate verso l’esterno, sigillate sopra il tessuto dell’areola, creando una buona tenuta. In una fase iniziale, la suzione è necessaria per effettuare la presa e per allungare seno e capezzolo all’interno della bocca, fino al punto di giunzione fra palato duro e palato molle. Se la tenuta non è buona, sono necessarie ripetute suzioni. Finché la bocca si mantiene sigillata sul seno, il bambino può ottenere facilmente il latte, attraverso un movimento di tipo peristaltico della lingua che comprime la morbida porzione del capezzolo contro il palato.
Il lattante deve comprimere il tessuto areolare, dato che i seni lattiferi materni sono situati sotto questa zona. Comprimendo la zona dei seni lattiferi, viene favorito il flusso del latte fuori delle numerose aperture presenti sul capezzolo. Quest’azione di compressione peristaltica della lingua spinge il latte verso la gola, dove il bambino lo inghiotte ottenendo il nutrimento (fig.1). Questo modo sano e normale di deglutire costituisce la base del corretto riflesso di deglutizione, che si manterrà fino all’età adulta.
Confrontando gli aspetti meccanici dell’allattamento al seno con quelli al biberon, Weber (13) ha notato quest’azione peristaltica o di rotolamento della lingua nei bambini che poppano al seno. Al biberon invece la lingua effettua un movimento più simile a un pistone o a uno schiacciamento. Picard (15) ha scritto che il lattante è costretto a tenere la lingua in su per bloccare l’abbondante flusso di latte che fuoriesce dai larghi fori di uscita della tettarella, ed evitare che esca con troppa forza. Quest’anomala attività motoria della lingua si correla ad una condizione di spinta linguale o di deglutizione deviata.
La figura 2 mostra una pressione della lingua, e il morso aperto che ne risulta, in un bambino e in due adulti. Weber (13) ha anche osservato che i bambini allattati, quando non stanno poppando, restano con il capezzolo moderatamente agganciato dalla lingua, mentre in quelli che succhiano il biberon è la tettarella che resta espansa ed aggancia la lingua. La differenza fra i movimenti e la posizione di riposo nella lingua dei bambini allattati al seno o al biberon dipende probabilmente dalla fattura stessa del materiale (lattice o silicone) della tettarella. Dato che per queste non esiste uno standard, gli effetti sulla suzione dei neonati allattati al biberon possono essere vari.

Effetti dell’allattamento o della somminstrazione col biberon sullo sviluppo della cavità orale.
Sviluppo muscolare: nel 1959, Picard (15) ha osservato che la suzione attiva al seno incoraggia lo sviluppo della mandibola, rinforzando i muscoli masticatori. Bosma (14) nel 1963 ha contribuito suggerendo che “la lingua, il labbro inferiore e la mandibola si muovono di concerto per portare il capezzolo dentro la bocca e svuotarlo ritmicamente con una serie di compressioni che procedono secondo una sequenza antero-posteriore”. Weber (13) ha concluso affermando che l’azione di “mungitura” della lingua durante la poppata al seno è più importante della suzione al fine di ottenere latte. Nel suo primo lavoro, Picard (15) suggerisce che gli effetti indesiderabili delle tettarelle sui neonati sono permanenti, e la correzione in momenti successivi della vita può essere estremamente difficile, poiché lo sviluppo muscolare potrebbe già essere stato influenzato. Mentre il robusto movimento di suzione al seno incoraggia lo sviluppo mandibolare, quello al biberon può realmente ostacolare la formazione di muscoli mandibolari forti. Newman (16) afferma che la precoce introduzione di biberon può causare problemi di suzione.
Drane (17) nota che, durante l’allattamento, la forma del capezzolo è determinata dalla geometria interna della bocca del lattante. Invece una tettarella di gomma ha una forma propria, una forma specifica, ed è fatta di un materiale più rigido del tessuto della mammella. L’azione “a pistone” impiegata per ottenere il latte dal biberon è più potente ed esplosiva dell’azione di poppare al seno. Pertanto, la pressione applicata alla tettarella è maggiore che al seno; questa pressione è prodotta prevalentemente dalla muscolatura orale. Koenig (18) ha attestato che durante la poppata al biberon il bambino produce una suzione orale tramite la muscolatura orale, piuttosto che toracica. Woolridge (11) ha anche dimostrato che durante l’allattamento è richiesta una suzione minore che al biberon. Una suzione forzata provoca il rientramento delle guance, esercitando pressione sulle gengive e i denti ed influenzando la posizione di questi ultimi. Quest’azione causa anche un’implosione dell’oro-faringe, incidendo sul suo sviluppo. Durante l’allattamento, per comprimere i seni lattiferi il bambino deve lavorare con le mascelle in modo naturalmente fisiologico. Quest’azione, unitamente a movimenti di deglutizione normale, aiuta lo sviluppo della muscolatura periorale (intorno alla bocca e alle mascelle).

Sviluppo cranio-facciale ed eziologia delle malocclusioni.
Shepard (19) ha notato che l’incremento più massiccio nello sviluppo cranio-facciale avviene entro i primi 4 anni di vita, e si completa al 90% entro i 12 anni di età. Il tessuto della mammella, morbido ed elastico, ha un effetto benefico nel plasmare il palato duro, perché si schiaccia e si dilata in risposta all’azione della lingua del bambino. Quando il lattante mette in atto un movimento di tipo peristaltico per “strizzare” il latte dal capezzolo/areola, il suo palato duro viene delicatamente modellato in una conformazione arrotondata ad “U”. Un palato conformato in modo fisiologico ed appropriato permette un corretto allineamento dei denti e riduce l’incidenza della malocclusioni.
Nelle prime fasi di sviluppo della cavità orale il palato è malleabile quasi come cera molle. Pertanto, quando un oggetto è premuto contro la tenera struttura ossea, il palato può venire modellato in una forma innaturalmente stretta. Alla fine questo porta ad un inadeguato allineamento dei denti, ed il palato a “V” si correla in molte persone con le malocclusioni. Questa dinamica spiega anche come i denti posteriori dell’arcata superiore vengano forzati all’indentro provocando il “morso inverso”. Una volta che si è sviluppata una malocclusione, ciò provoca un effetto a catena che danneggia il resto della bocca.
Nel 1987, Labbok e Hendershot (20) hanno pubblicato uno studio di coorte retrospettivo su 9.698 bambini fra i 3 e i 17 anni di età. Tale studio ha mostrato la relazione esistente fra allattamento e malocclusione. I dati hanno provato che i bambini allattati per 3 mesi o meno avevano un tasso di malocclusione del 32,5%; i bambini allattati al seno per più di 12 mesi avevano invece un tasso di solamente il 15,9%. In questo studio, i bambini allattati al biberon avevano una probabilità 1,84 volte maggiore di avere malocclusioni, rispetto a quelli allattati al seno. Gli autori hanno concluso che ogni mese in più di allattamento materno contribuisce a diminuire la percentuale di malocclusioni.
Altre abitudini infantili, non correlate al tipo di alimentazione, possono contribuire alle malocclusioni. Gli studi effettuati da Larsson (21,22) hanno concluso che la suzione prolungata del dito causa un morso aperto anteriormente, con la proinclinazione e protrusione degli incisivi mascellari, un allungamento dell’arcata superiore e uno spostamento anteriore della mascella. Gli studi di Bowden (23), Melsen (24), Paunio (25) e Ogaard (26) hanno trovato un’associazione diretta fra uso di succhiotti e malocclusioni. Il tipo di malocclusione descritto da questi autori include il morso inverso, la riduzione dell’ampiezza dell’arcata, minore altezza della faccia anteriore, rotazione dell’angolo del piano mandibolare, morso aperto e deglutizione con interposizione della lingua.

Esame di crani storici.
Mi sono interessato all’argomento quando, nell’arco di più di 27 anni di pratica clinica, ho rilevato similitudini nelle modalità di malocclusione, difetti dentari e conformazione del palato duro di migliaia di pazienti. La mia ipotesi è stata che le tettarelle avevano avuto un influsso negativo sulla formazione del palato. Per verificarlo, ho iniziato a studiare crani antichi, appartenenti quindi a persone che necessariamente dovevano essere state allattate esclusivamente al seno.
Storicamente l’allattamento materno è stato il metodo primario di alimentazione dei bambini fino a tempi recenti. Fildes (27) spiega che “sebbene biberon di vetro con la base sferica e a collo lungo, predisposte per avvitarvi un coperchio con una spugna all’estremità” furono inventate intorno al 1770, “le tettarelle di caucciù non entrarono nell’uso comune fino alla metà del XIX secolo”. Confrontando i crani di persone che erano vissute prima o dopo l’introduzione di queste tettarelle, è possibile esaminare come esse hanno inciso sullo sviluppo della cavità orale.
Larsson (28) ha studiato i crani medioevali di giovani svedesi, alla ricerca di malocclusioni che potessero essere correlate all’abitudine di ciucciare il dito o un oggetto analogo a un succhiotto. Ha trovato che le malocclusioni collegabili a simili abitudini erano estremamente scarse, cosa confermata dai rapporti sulle culture non industrializzate.
La prima collezione di crani che ho valutato era conservata al Centro Medico dell’Università del Kansas, a Kansas City. Si tratta di 210 crani antichi che si ritiene provengano dall’India, una cultura dove, fino a poco tempo fa, predominava l’allattamento materno. Solo 4 di questi 210 crani (approssimativamente il 2%) mostravano segni di malocclusione. Uno di essi aveva un’asimmetria della mascella di origine genetica, ed altri 3 avevano un morso leggermente aperto, forse a causa di un’anormale attività motoria della lingua. I crani privi di malocclusioni (98%) avevano palati duri ampi, con arcate ad “U”, ed un appropriato allineamento dei denti. In seguito agli studi su questo gruppo originario di crani, ho esaminato altri venti crani preistorici, di cui alcuni datati 70.000 anni, conservati al Dipartimento Antropologico dell’Università del Kansas. Anche questi crani mostravano occlusioni corrette, una presenza minima di carie, palati duri ampi e arcate ad “U”. La valutazione finale è stata fatta su 370 crani conservati allo Smithsonian Institute di Washington, D.C. Erano crani preistorici di indiani nordamericani delle pianure, ed altri più recenti di americani datati dal 1920 al 1940. I crani preistorici mostravano la stessa conformazione descritta prima, mentre in quelli più recenti era evidente una distruzione e collasso significativo della cavità orale. Molti di questi crani recenti rivelavano gravi patologie periodontali, malocclusioni, denti mancanti, e qualche dentiera. Non era affatto questa la situazione dei crani preistorici, prima dell’invenzione del biberon, della tettarella e del succhiotto.
Le malocclusioni erano state rinvenute raramente durante l’esame dei crani preistorici.
La figura 3 mostra il confronto tra un cranio preistorico con un’arcata ad “U”, e una moderna arcata a “V”. L’arcata ad “U” offre abbastanza spazio per un corretto allineamento; quella a “V” è associata con accavallamento e malallineamento dei denti. Per comprendere meglio come l’allattamento al seno influenzi l’aspetto delle malocclusioni, si consideri che, dei circa 600 crani antichi che ho esaminato e valutato, pressoché tutti avevano perfette occlusioni. Tutti questi crani provenivano da popolazioni vissute prima dell’invenzione del moderno biberon, oppure da culture ove vigeva l’allattamento materno, e quindi queste persone per forza di cose dovevano essere state allattate. Questi crani mostravano universalmente una buona occlusione, poche carie dentali, ed archi dentali ben arrotondati in un’ampia “U”. Nei crani più recenti, questa conformazione è stata rilevata in un numero molto inferiore.

L’allattamento materno e lo sviluppo delle vie respiratorie.
Un altro problema che occorre durante il precoce sviluppo della cavità orale è la violazione dello spazio riservato alle cavità nasali. Quando la volta palatale è spinta verso l’alto, il pavimento della cavità nasale sale altrettanto. Dato che l’arco del naso non sale allo stesso modo, c’è una diminuzione dello spazio nasale totale. Questo può avere un effetto drammatico sull’efficienza respiratoria di un individuo, a causa della riduzione dello spazio delle fosse nasali. Kushida e altri (29) hanno dimostrato che un palato con un’arcata stretta e profonda, come è qui descritta, è un buon predittore del russare e dell’apnea ostruttiva durante il sonno. Gli individui con una buona occlusione invece hanno normalmente un’arcata ben arrotondata ad “U”.

Conclusioni.
Prevenire le patologie in modo naturale supera ampiamente l’alternativa che abbiamo, cioè trattare queste patologie con le nostre tecnologie più avanzate, che richiedono tempo e costi elevati. E’ stato evidenziato il vantaggio immunologico, emozionale e nutrizionale dell’allattamento; questa relazione riporta un altro poco noto beneficio: la salute dentale.
I bambini allattati hanno una migliore opportunità, rispetto a quelli nutriti con il biberon, di avere salute dentale, grazie agli effetti della suzione alla mammella sullo sviluppo della cavità orale e delle vie aeree. Grazie al minor numero di malocclusioni, questi bambini potrebbero avere minor bisogno di cure ortodontiche; in più, i bambini con uno sviluppo appropriato, ben conformato ad “U”, delle arcate dentali, come comunemente si trova nei bambini che effettuano allattamento materno, potranno avere minori problemi nel russare e nell’apnea notturna più avanti nella loro vita.

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29. Kushida CA, Efron, B, Guilleminault C. A predictive morphometric model for the obstructive sleep apnea syndrome. Ann Int Med 1997; 127:581-87.

fonte: La Leche League Italia


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Il grillz: una moda poco salutare per i denti.

Il grillz è una forma di decorazione che si fa risalire agli usi e costumi delle popolazioni africane del Senegal e Mali, per poi diventare, alla fine degli anni ‘80, il simbolo tradizionale della popolazione afro-americana.
Col passare del tempo il grillz si è diffuso sempre più sino a diventare un oggetto del desiderio di molti giovani. Molta della sua fortuna la si deve sopratutto ai rappers più famosi che lo indossavano nei loro videoclip musicali. Non a caso “Grillz” è il titolo di un brano del famoso rapper statunitense Nelly.
Ed ancora, il grillz era molto di moda anche tra tutti quelli che si identificavano nell’hip-hop. Calarsi nello stile hip-hop significava indossare jeans baggy dalla gamba larga, magliette bianche o casacche sportive, scarpe alte da pallacanestro, berretto o do-rag, ciondoli appariscenti e luccicanti e per finire i grillz.
Il grillz, detto anche front, è un decoro che per il suo messaggio intrinseco, deve essere necessariamente appariscente e visibile. È un look che deve colpire e deve essere riconoscibile in modo istantaneo. Portare i grillz deve suggerire l’idea di un grande benessere economico, come se non ci siano più punti liberi per portare i gioielli e dunque si è costretti a ricorrere alla bocca. Il grillz è sicuramente l’elemento più caratterizzante del famoso style bling bling della cultura hip-hop che dopo anni di isolamento cerca di uscire dai ghetti per conquistare il mondo intero.
Si tratta di apparecchi preferibilmente in oro, in argento, in platino eventualmente impreziositi con diamanti o pietre preziose. Si applicano sui denti o tra i denti o entrambe le possibilità. In genere sono rimovibili, ma alcuni li portano in modo permanentemente come nel caso del famoso rapper Lil Wayne, che per questo motivo, pare abbia avuto seri problemi ai denti.
Ultimamente la pop star Madonna ha pensato di riprendere il trend in voga tra gli artisti hip-hop degli anni ’80 e ha lanciato la moda del grillz. In occasione dell’inaugurazione della sua nuova palestra a Roma, l’Hard Candy Fitness, ha sfoggiato il suo bel sorriso esibendo il suo nuovo must: il Grillz. Ed è frequente che quando un’icona dello spettacolo detta una tendenza, tutti cominciano ad imitarla.
Oggigiorno l’apparecchio gioiello grillz è diventato un must assoluto delle star. Di certo è una moda abbastanza stravagante ma per stare al passo con le tendenze, quasi tutte le star hanno usato almeno una volta il Grillz come simbolo di bellezza e potere. Il grillz è diventato una vera e propria mania che sta avendo un successo senza precedenti. Ne è rimasto sedotto il guru della moda Karl Lagerfeld, a seguire Rihanna, Lady Gaga, Katy Perry e per finire Beyoncé che ha sfoggiato un grillz super luccicante d’oro durante la campagna elettorale in favore di Obama.
Ormai è l’oggetto cult più invidiato del momento tanto che a Londra e New York già iniziano a diffondersi cliniche odontoiatriche che lo realizzano di tutte le forme e colori e con varie decorazioni.
Certamente il grillz non è un toccasana per denti e bocca, ma se non si sa proprio resistere alla voglia di seguirne la moda bisogna fare alcune considerazioni. Le star usano grillz dentali realizzati con metalli di alta qualità e sanno bene come e per quanto tempo indossarli senza compromettere eccessivamente la salute orale.
Molto probabilmente invece, chi non può permettersi di spendere diverse migliaia di euro, probabilmente non conosce i pericoli a cui va incontro indossando grillz preconfezionati e realizzati con metalli scadenti come quelli che si possono reperire su internet al costo di un centinaio di euro. Un uso prolungato del grillz può provocare mal di testa, dolore ai denti, carie e alitosi. Il grillz, inoltre, può danneggiare lo smalto dei denti e scalfirne la superficie. Nei casi più gravi si può avere uno spostamento dei denti e la conformazione dell’arcata dentale risulta modificata.
La conseguenza diretta di questo fenomeno è, per esempio,un’accentuata malocclusione dentale, a sua volta responsabile di problemi più o meno importanti sia per i denti che per la colonna vertebrale. I pericoli per la salute dentale derivano anche dalla scelta del materiale: chi non può permettersi apparecchi d’oro e di platino corre il rischio di indossare grillz realizzati con metalli scadenti che accentuano la possibilità di diffondere batteri e acidi che attaccano denti e gengive.
In conclusione se si vuole indossare a tutti i costi un grillz è fondamentale che non sia preconfezionato ma individuale e quindi che sia realizzato su misura da un odontoiatra. Va realizzato con materiali anallergici, va rimosso durante i pasti, i denti vanno lavati con particolare cura e il grillz dovrà essere igienizzato e pulito con lozioni per metalli atossiche.

Dott. Savino Cefola